lunedì 31 maggio 2010

OCEAN TERMINAL




Cercare di comprendere e cogliere appieno il contenuto di un testo, al di là della forma usata dall’autore per esprimersi, non è mai un compito semplice nè per chi può fare tesoro del suo bagaglio culturale più o meno sconfinato, nè per chi usa l’arte del ragionamento come strumento di indagine conoscitiva ed interpretativa. Per un libro come Ocean Terminal , opera postuma di Piergiorgio Welby, uomo dotato di una personalità complessa e, provvisto di una mente oltremodo illuminata, la posta in gioco è di gran lunga superiore alle comuni capacità riscontrabili nella specie umana. Anch’io, che non appartengo alla categoria degli addetti ai lavori , nè a quella dei dispensatori di scienza e conoscenza, oso addentrarmi per una selva oscura, usando la malattia che condivido con Piergiorgio, come chiave di lettura per tentare di cogliere il grido di dolore, di un uomo vivo, dove è impossibile cercare o dare un senso alla sofferenza perché se fosse così, il vivere stesso sarebbe svuotato del suo significato più profondo. Welby, in questo raccontarsi, che non segue un preciso ordine cronologico, ci apre il suo mondo interiore usando un linguaggio assai articolato ed a tratti quasi convulso. La sofferenza originata da una malattia inesorabile, lo induce ad intraprendere dei percorsi accidentati, come l’esperienza della droga dove la ricerca spasmodica di paradisi artificiali, si traduce in una calata agl’inferi ed al conseguente senso di vuoto abissale. A tratti riemergono i ricordi di un’infanzia vissuta appieno, che lascia intravedere barlumi di vita futura, con le sue peculiari incognite. Anche l’amore è sentito e vissuto profondamente, in una continua altalenanza di possesso dell’altro e appagamento dei sensi. Un’ intelligenza come quella di Welby. si eleva dalle pochezze umane, usando le ali della conoscenza del pensiero scritto e rivelato e, con voli pindarici raggiunge luoghi dove è possibile ancora svelare i segni di un amore per la vita che, a volte tradisce, ma che può trovare il suo riscatto quando, giunta all’ epilogo, incontra la dignità e la libertà di scegliere al suo capezzale.



Elisabetta Giromella

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