domenica 5 giugno 2011
giovedì 27 gennaio 2011
Fra vizi privati e virtù pubbliche
Senza sforzarci più di tanto, per rimanere obiettivi di fronte agli attuali scenari sociali e politici che, sembrano appartenere sempre di più ad un Decamerone rivisitato e modernizzato…credo che un senso di inquietudine, e di sana ribellione interiore possa trovare una sua giustificazione.
C’è da chiedersi, se sia necessario attendere un ipotetico cataclisma biblico per riconquistare la moralità nella sua accezzione più profonda…
Indubbiamente, i mezzi di informazione di cui dispone la nostra società, spesso, lasciano passare un messaggio fuorviante dai veri contenuti che stanno alla base della realtà del giusto pensare. Se partiamo poi, dall’assistere ad una spettacolarizzazione del dolore privato, e arriviamo alla cultura del voyerismo come presunta indagine conoscitiva, perdiamo la capacità di comprendere la natura umana con le sue peculiarità.
E’ certo che il modello del “tutto e subito”, radicato, purtroppo, nei meccanismi fondanti la società moderna, non può rappresentare un valido stimolo per la crescita intellettuale e morale dei giovani. Né tantomeno, può costituire il terreno favorevole alla nascita e all’affermazione di un ideale di vita basato sul rispetto dell’altro.
Forse, l’alba di un nuovo giorno non sarà così lontana se la partecipazione collettiva alla vita politica andrà oltre certi indottrinamenti di dubbia moralità, che ogni giorno vengono partoriti dalla mente di qualche pseudo paladino dei diritti degli ultimi, o dispensatore di formule magiche per far quadrare i bilanci a discapito di coloro che, nonostante tutto, riescono a non confondere l’onestà con l’inganno.
Voglio sperare che “ il bel Paese “, sia considerato tale, non solo per la sua splendida posizione geografica, ma anche per la qualità delle risorse umane capaci di rendersi consapevoli che un’uscita di sicurezza alla fine deve pur esserci anche se, probabilmente , siamo ancora un po’ troppo distratti dal rincorrere facili mete, per poterla imboccare.
Elisabetta Giromella
C’è da chiedersi, se sia necessario attendere un ipotetico cataclisma biblico per riconquistare la moralità nella sua accezzione più profonda…
Indubbiamente, i mezzi di informazione di cui dispone la nostra società, spesso, lasciano passare un messaggio fuorviante dai veri contenuti che stanno alla base della realtà del giusto pensare. Se partiamo poi, dall’assistere ad una spettacolarizzazione del dolore privato, e arriviamo alla cultura del voyerismo come presunta indagine conoscitiva, perdiamo la capacità di comprendere la natura umana con le sue peculiarità.
E’ certo che il modello del “tutto e subito”, radicato, purtroppo, nei meccanismi fondanti la società moderna, non può rappresentare un valido stimolo per la crescita intellettuale e morale dei giovani. Né tantomeno, può costituire il terreno favorevole alla nascita e all’affermazione di un ideale di vita basato sul rispetto dell’altro.
Forse, l’alba di un nuovo giorno non sarà così lontana se la partecipazione collettiva alla vita politica andrà oltre certi indottrinamenti di dubbia moralità, che ogni giorno vengono partoriti dalla mente di qualche pseudo paladino dei diritti degli ultimi, o dispensatore di formule magiche per far quadrare i bilanci a discapito di coloro che, nonostante tutto, riescono a non confondere l’onestà con l’inganno.
Voglio sperare che “ il bel Paese “, sia considerato tale, non solo per la sua splendida posizione geografica, ma anche per la qualità delle risorse umane capaci di rendersi consapevoli che un’uscita di sicurezza alla fine deve pur esserci anche se, probabilmente , siamo ancora un po’ troppo distratti dal rincorrere facili mete, per poterla imboccare.
Elisabetta Giromella
lunedì 25 ottobre 2010
-STEREOTIPI E DISABILITA' AL FEMMINILE- di Betty Giromella
Nella società cosiddetta moderna e tecnologica , come quella in cui viviamo, gli stereotipi umani trovano una precisa collocazione perché l’immagine che ogni individuo offre di se, costituisce il suo biglietto da visita per entrare di diritto a far parte della comunità considerata dai più civile, ordinata ed organizzata in gerarchie di potere, ma, purtroppo, non inclusiva per quei soggetti che sono apparentemente diversi dagli altri, per certe caratteristiche, o limitazioni fisiche o psichiche di entità variabile come le persone affette da disabilità. Quest’ultime, proprio per le loro peculiarità non risultano rispondenti in toto, a quei canoni estetici o comportamentali, riconosciuti a torto, come elementi cardine dell’essere umano.
Se proviamo invece ad immergerci nel variegato mondo della disabilità, e lo facciamo partendo dal presupposto che l’oggetto da considerare è, prima di tutto “ persona “ e non un qualcosa di totalmente estraneo dai parametri classici che contraddistinguono e definiscono l’individuo “ Normodotato” termine sinonimo di” Normale”, possiamo comprendere che la nostra forma mentale condizionata dal pregiudizio, dallo stereotipo crea la vera diversità, in una visione prospettica destabilizzante, e non certo come valore di arricchimento per la società stessa.
All’interno di questa realtà complessa, e di non facile interpretazione, la donna affetta da disabilità, si deve spesso confrontare con un atteggiamento discriminante ancora più marcato, perché la figura femminile, sin dagli albori della sua identità storica, ha sempre racchiuso in se vari ruoli, tra i quali il più importante in assoluto, è quello della procreazione e cura parentale, che presuppongono comunque un’efficienza fisica di un certo tipo.Se poi, a tutto questo aggiungiamo, la difficoltà di approccio che la maggior parte delle persone, manifestano di fronte ad un corpo di donna violato dalla malattia e, reso pertanto poco armonico rispetto ai canoni di bellezza riconosciuti dall’attuale società, e riproposti quotidianamente dai mass media, da varie riviste patinate e dai non pochi cultori della chirurgia estetica, ci rendiamo conto che siamo ancora lontani dalla costruzione di una società veramente a misura d’uomo e donna…
Dal mio punto di vista di donna affetta da disabilità, che vive il problema, ormai da tantissimo tempo, mi sento di affermare che al di la di un percorso di vita accidentato, sarebbe oltremodo importante mettere in giuoco le proprie potenzialità, per quanto esigue siano, al fine di contrastare e rendere discutibile e modificabile un assunto collettivamente riconosciuto giusto e, pertanto, inopinabile. Muovendoci in questa direzione, probabilmente, potremo annullare la distanza che c’è fra ciò che è visibile a ciò che rende un individuo cosciente di se stesso.
Elisabetta Giromella
Se proviamo invece ad immergerci nel variegato mondo della disabilità, e lo facciamo partendo dal presupposto che l’oggetto da considerare è, prima di tutto “ persona “ e non un qualcosa di totalmente estraneo dai parametri classici che contraddistinguono e definiscono l’individuo “ Normodotato” termine sinonimo di” Normale”, possiamo comprendere che la nostra forma mentale condizionata dal pregiudizio, dallo stereotipo crea la vera diversità, in una visione prospettica destabilizzante, e non certo come valore di arricchimento per la società stessa.
All’interno di questa realtà complessa, e di non facile interpretazione, la donna affetta da disabilità, si deve spesso confrontare con un atteggiamento discriminante ancora più marcato, perché la figura femminile, sin dagli albori della sua identità storica, ha sempre racchiuso in se vari ruoli, tra i quali il più importante in assoluto, è quello della procreazione e cura parentale, che presuppongono comunque un’efficienza fisica di un certo tipo.Se poi, a tutto questo aggiungiamo, la difficoltà di approccio che la maggior parte delle persone, manifestano di fronte ad un corpo di donna violato dalla malattia e, reso pertanto poco armonico rispetto ai canoni di bellezza riconosciuti dall’attuale società, e riproposti quotidianamente dai mass media, da varie riviste patinate e dai non pochi cultori della chirurgia estetica, ci rendiamo conto che siamo ancora lontani dalla costruzione di una società veramente a misura d’uomo e donna…
Dal mio punto di vista di donna affetta da disabilità, che vive il problema, ormai da tantissimo tempo, mi sento di affermare che al di la di un percorso di vita accidentato, sarebbe oltremodo importante mettere in giuoco le proprie potenzialità, per quanto esigue siano, al fine di contrastare e rendere discutibile e modificabile un assunto collettivamente riconosciuto giusto e, pertanto, inopinabile. Muovendoci in questa direzione, probabilmente, potremo annullare la distanza che c’è fra ciò che è visibile a ciò che rende un individuo cosciente di se stesso.
Elisabetta Giromella
lunedì 31 maggio 2010
OCEAN TERMINAL
Cercare di comprendere e cogliere appieno il contenuto di un testo, al di là della forma usata dall’autore per esprimersi, non è mai un compito semplice nè per chi può fare tesoro del suo bagaglio culturale più o meno sconfinato, nè per chi usa l’arte del ragionamento come strumento di indagine conoscitiva ed interpretativa. Per un libro come Ocean Terminal , opera postuma di Piergiorgio Welby, uomo dotato di una personalità complessa e, provvisto di una mente oltremodo illuminata, la posta in gioco è di gran lunga superiore alle comuni capacità riscontrabili nella specie umana. Anch’io, che non appartengo alla categoria degli addetti ai lavori , nè a quella dei dispensatori di scienza e conoscenza, oso addentrarmi per una selva oscura, usando la malattia che condivido con Piergiorgio, come chiave di lettura per tentare di cogliere il grido di dolore, di un uomo vivo, dove è impossibile cercare o dare un senso alla sofferenza perché se fosse così, il vivere stesso sarebbe svuotato del suo significato più profondo. Welby, in questo raccontarsi, che non segue un preciso ordine cronologico, ci apre il suo mondo interiore usando un linguaggio assai articolato ed a tratti quasi convulso. La sofferenza originata da una malattia inesorabile, lo induce ad intraprendere dei percorsi accidentati, come l’esperienza della droga dove la ricerca spasmodica di paradisi artificiali, si traduce in una calata agl’inferi ed al conseguente senso di vuoto abissale. A tratti riemergono i ricordi di un’infanzia vissuta appieno, che lascia intravedere barlumi di vita futura, con le sue peculiari incognite. Anche l’amore è sentito e vissuto profondamente, in una continua altalenanza di possesso dell’altro e appagamento dei sensi. Un’ intelligenza come quella di Welby. si eleva dalle pochezze umane, usando le ali della conoscenza del pensiero scritto e rivelato e, con voli pindarici raggiunge luoghi dove è possibile ancora svelare i segni di un amore per la vita che, a volte tradisce, ma che può trovare il suo riscatto quando, giunta all’ epilogo, incontra la dignità e la libertà di scegliere al suo capezzale.
Elisabetta Giromella
venerdì 26 marzo 2010
Articolo della Nazione sul comizio elettorale di Marco Pannella
Venerdì 26 marzo ore 21.30 a Pistoia, al PICCOLO TEATRO MAURO BOLOGNINI , in
via del Presto 5,
per la chiusura della campagna elettorale, la LISTA EMMA BONINO-MARCO
PANNELLA, invita i cittadini
allo spettacolo di TANGO E MUSICA ,presenta l'attrice STEFANIA CASINI ,
interverranno:
il candidato alla presidenza della Regione Toscana ALFONSO DE VIRGILIIS
il segretario nazionale di RADICALI ITALIANI MARIO STADERINI
Ingresso libero fino ad esaurimento posti.
venerdì 12 febbraio 2010
martedì 9 febbraio 2010
COMUNICATO STAMPA RADICALE
Le associazioni PISTOIA RADICALE e la LUCA COSCIONI , promotrici della
mozione (presentata al consiglio comunale dai Verdi"ARCOBALENO SU
PISTOIA" e sostenuta dalle associazioni: GIUSTIZIA E LIBERTA',
COORDINAMENTO LAICO, EXIT-ITALIA, PARTITO UMANISTA) per mettere a
disposizione dei cittadini uno sportello gratuito per depositare il
proprio Testamento Biologico, vogliono far sapere ai tanti ed alle tante
firmatari, e non, che la mozione discussa venerdì 5 febbraio 2010 dalla V commissione è stata licenziata e ora potrà quindi essere discussa in consiglio comunale.
Ricordiamo che in queste ultimissime ore la Giunta Comunale di Firenze ha dato il via libera nel capoluogo toscano all’istituzione di un registro dei testamenti biologici ed all’istituzione di uno sportello preposto alla raccolta (gratuita) delle dichiarazioni dei singoli e privati cittadini. Auspichiamo che ciò avvenga anche a Pistoia, come già da tempo avviene a Pisa, e dal prossimo mese amche a Firenze. Nel capoluogo toscano la possibilità di depositare presso un notaio il proprio testamento biologico verrà pubblicizzata negli uffici pubblici ed in ogni luogo di cura, obbligatoriamente, al fine di fornire un’informazione chiara e diffusa.
I Portavoce
Vittoria Bolettieri e David Marini
mozione (presentata al consiglio comunale dai Verdi"ARCOBALENO SU
PISTOIA" e sostenuta dalle associazioni: GIUSTIZIA E LIBERTA',
COORDINAMENTO LAICO, EXIT-ITALIA, PARTITO UMANISTA) per mettere a
disposizione dei cittadini uno sportello gratuito per depositare il
proprio Testamento Biologico, vogliono far sapere ai tanti ed alle tante
firmatari, e non, che la mozione discussa venerdì 5 febbraio 2010 dalla V commissione è stata licenziata e ora potrà quindi essere discussa in consiglio comunale.
Ricordiamo che in queste ultimissime ore la Giunta Comunale di Firenze ha dato il via libera nel capoluogo toscano all’istituzione di un registro dei testamenti biologici ed all’istituzione di uno sportello preposto alla raccolta (gratuita) delle dichiarazioni dei singoli e privati cittadini. Auspichiamo che ciò avvenga anche a Pistoia, come già da tempo avviene a Pisa, e dal prossimo mese amche a Firenze. Nel capoluogo toscano la possibilità di depositare presso un notaio il proprio testamento biologico verrà pubblicizzata negli uffici pubblici ed in ogni luogo di cura, obbligatoriamente, al fine di fornire un’informazione chiara e diffusa.
I Portavoce
Vittoria Bolettieri e David Marini
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